Journaling, una tecnica per controllare lo stress

  • 28/10/2020
  • 10:00
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Il New York Times gli ha dedicato un approfondimento. La prestigiosa American Psychological Association già da tempo ha dato conto dei molti studi realizzati negli ultimi anni su questo tema. Parliamo del journaling, l’attività che in italiano potrebbe essere tradotta come “tenere un diario”. 

Il New York Times gli ha dedicato un approfondimento. La prestigiosa American Psychological Association già da tempo ha dato conto dei molti studi realizzati negli ultimi anni su questo tema. Parliamo del journaling, l’attività che in italiano potrebbe essere tradotta come “tenere un diario”. Un’attività generalmente considerata un po’ old style, un po’ da adolescente malinconico, ma che in realtà gli studi psicologici hanno decisamente rivalutato. Secondo appunto l’American Psychological Association “aiutando le persone a gestire e a imparare dalle situazioni negative, lo scrivere rinforza le difese immunitarie e protegge dallo stress”. Secondo alcuni studi avrebbe addirittura aumentato la reazione immunitaria di pazienti con HIV o artrite reumatoide.

Come si fa journaling?

Ci sono diverse attività che rientrano nel concetto di journaling (per avere un’idea si può curiosare nel sito dell’International Association For Journal Writing. Per cominciare si può provare a tenere un breve diario delle proprie giornate, delle cose fatte, delle persone incontrate, delle emozioni sperimentate, cercando di prestare attenzione sia ai successi che alle difficoltà, alla gioia come alla rabbia, alla soddisfazione come alla frustrazione. Gli studi hanno dimostrato che in questo senso il journaling aiuta a interpretare le proprie emozioni, come l’atto di parlare durante una psicoterapia.

Perché funziona

“Scrivendo si dà una struttura e un’organizzazione alle sensazioni ansiose che proviamo”, ha detto al New York Times J. Ryan Fuller, psicoterapeuta alla New York Behavioral Health. “Il journaling ci dà l’opportunità di identificare quali pensieri sono irrazionali, di sfidarli e poi di scrivere pensieri più realistici, che aiutino”. L’obiettivo non è di pensare positivo a tutti i costi in una situazione difficile come quella legata al COVID-19. Lo scopo è quello di riuscire invece a mettere su carta pensieri realistici, accurati, che ci aiutino a identificare le nostre paure. È assolutamente sensato, in una fase come questa, essere spaventati, ansiosi, avere paura. Sono le sensazioni che da sempre segnalano all’uomo che c’è un pericolo imminente. Il journaling potrebbe però aiutarci a capire che cosa ci impaurisce e ci fa sentire fragili e senza difese.

Una buona abitudine

Una paginetta la sera, prima di andare a dormire, può essere una buona abitudine. Il journaling può diventare quindi una camera di compensazione dove riversare lo stress e le sensazioni negative vissute durante la giornata, non per prenderne le distanze, ma per conoscerle più da vicino e saperle affrontare. “Il journaling”, dice ancora il dottor Fuller, “ci permette di trovare lo spazio per entrare in contatto con i pensieri che ci impauriscono e con le sensazioni negative, non per distaccarci, ma per affrontare meglio le situazioni difficili”. Uno strumento in più, dunque, per trovare il modo migliore per affrontare al meglio i prossimi, difficili mesi di convivenza con il virus.