Siamo usciti rinforzati in alcuni ambiti dalla prima fase della pandemia, stiamo vivendo la seconda, ma la vera svolta sarà il ritorno alla normalità grazie ai vaccini. Ne è convinto Alain Dehaze, Ceo globale di The Adecco Group, il principale player a livello mondiale dei servizi dedicati alle risorse umane. Dehaze ha rilasciato un’intervista a "il Sole 24Ore", in cui traccia un bilancio di questo 2020 e prova a fare previsioni per il 2021.
Siamo usciti rinforzati in alcuni ambiti dalla prima fase della pandemia, stiamo vivendo la seconda, ma la vera svolta sarà il ritorno alla normalità grazie ai vaccini. Ne è convinto Alain Dehaze, Ceo globale di The Adecco Group, il principale player a livello mondiale dei servizi dedicati alle risorse umane. Dehaze ha rilasciato un’intervista a "il Sole 24Ore", in cui traccia un bilancio di questo 2020 e prova a fare previsioni per il 2021.
Il nodo della produttività
“Siamo in presenza di una radicale trasformazione del modo di lavorare”, spiega Dehaze. “Nel prossimo futuro si lavorerà il 50% del tempo in ufficio e il 50% da remoto, compatibilmente con il settore produttivo in cui si è impiegati”. Secondo una ricerca svolta da Adecco su un campione di 8.000 persone in otto grandi Paesi (fra cui Stati Uniti, Germania, Italia, Gran Bretagna e Francia), questo modello del 50/50 è gradito a circa il 75% dei lavoratori. Ma c’è un ulteriore punto che richiede attenzione: “Insieme alla maggiore flessibilità va definito un altro aspetto importante”, prosegue Dehaze, “quello della produttività. Oggi viene definita in base alle ore trascorse in ufficio, ma bisognerà trovare una modalità diversa. Oltre il 69% dei lavoratori e il 76% dei manager chiedono infatti che venga valutato l’impatto della performance sul lavoro, piuttosto che la presenza in ufficio”.
Non mancano le criticità
Dopo una prima fase in cui il lavoro da remoto è stato vissuto come una novità, apprezzando per esempio la possibilità di ridurre il tempo speso nel tragitto casa-lavoro-casa, sono emerse anche alcune criticità di cui è fondamentale tenere conto: “Il 28% dei lavoratori intervistati ha dichiarato di aver accusato problemi mentali dovuti all’isolamento durante il lockdown”. E non solo: la figura centrale e indispensabile per far funzionare questo modello, il manager, ha saputo dare un reale sostegno ai propri dipendenti soltanto per il 28% degli intervistati. “Molte aziende non erano abituate a lavorare da remoto, e di conseguenza i manager non erano formati per coinvolgere i collaboratori, oltre magari ad avere difficoltà a comunicare digitalmente”, ammette Dehaze. Nel complesso è emerso prepotentemente il bisogno di formazione, anche se sei dipendenti su dieci hanno dichiarato di aver migliorato le proprie competenze digitali in questo periodo.
La fiducia nelle aziende
Un altro aspetto importante della survey riguarda il rapporto con le aziende: “Secondo l’indagine, per l’88% delle persone intervistate i datori di lavoro hanno soddisfatto le aspettative durante i mesi difficili del lockdown”, racconta Alain Dehaze. “Addirittura il parere del nostro campione è che si siano adattate a questo momento meglio di governi e sindacati”.
Cosa ci aspetta domani
Il futuro, da un certo punto di vista, è già nell’oggi. La crisi Covid ha infatti accelerato il processo di digitalizzazione, ma serve di più, secondo il Ceo di Adecco: “Per affrontare la sfida della digitalizzazione è fondamentale che le imprese prevedano percorsi di upskilling e reskilling per i propri dipendenti e manager, che vanno aiutati a riqualificarsi all’interno dell’azienda. C’è una domanda crescente di formazione: non a caso, durante il lockdown, 300.000 persone si sono iscritte ai corsi gratuiti che abbiamo organizzato per migliorare le competenze digitali. Serviranno sempre più figure, per esempio nel settore della Green economy”. Sicuramente il futuro prossimo vedrà la scomparsa dei posti di lavoro più legati a competenze riproducibili dalle macchine, ma Dehaze è ottimista: “Nel lungo periodo non dovremmo avere un aumento della disoccupazione. La vera sfida è la sincronizzazione tra posti di lavoro creati e distrutti”.
Vuoi approfondire?
Leggi il nostro articolo dedicato al futuro del lavoro secondo i manager: Futuro del lavoro, i manager pensano positivo