Smart working, il rischio dell'invisibilità

  • 03/03/2021
  • 10:30
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Prima c’erano la macchinetta del caffè, la pausa mensa, l’incontro lungo i corridoi, ci si poteva affacciare alla porta di un ufficio e segnalare la necessità di un colloquio. Ora invece c’è uno schermo, un telefono, ogni tanto una riunione su Zoom… La pandemia, ormai lo abbiamo imparato, fra gli effetti collaterali ha portato con sé la solitudine dello smart worker, la mancanza della chiacchiera con il collega di ufficio, ma anche e soprattutto la riduzione del confronto con collaboratori e responsabili sui vari problemi.

Prima c’erano la macchinetta del caffè, la pausa mensa, l’incontro lungo i corridoi, ci si poteva affacciare alla porta di un ufficio e segnalare la necessità di un colloquio. Ora invece c’è uno schermo, un telefono, ogni tanto una riunione su Zoom… La pandemia, ormai lo abbiamo imparato, fra gli effetti collaterali ha portato con sé la solitudine dello smart worker, la mancanza della chiacchiera con il collega di ufficio, ma anche e soprattutto la riduzione del confronto con collaboratori e responsabili sui vari problemi. Complice anche un po’ di smarrimento per la scarsa conoscenza della netiquette (posso chiamare il mio capo anche se non abbiamo fissato un incontro? Disturberò il collega che magari sta facendo altro? Quando finisce l’orario di lavoro in smart working?), lo smart working porta con sé anche il rischio di diventare “invisibili” dietro il proprio schermo, il che può essere una tentazione, ma il più delle volte è un pericolo che bisognerebbe evitare.

Come rendersi più visibili

Ci sono persone a cui l’autopromozione viene naturale, che sarebbero capaci di mantenere i contatti anche in situazioni peggiori della pandemia; per altri, invece, il coltivare la rete è uno sforzo non indifferente. Spesso questi ultimi tendono a compensare la carenza di comunicazione dei propri risultati con una mole ancora più cospicua di lavoro, ma mai come nello smart working è necessario essere visibili, condividere i processi avviati, i risultati ottenuti, ottenere il confronto con le persone che ricoprono ruoli chiave per il proprio lavoro. Non si tratta di "strombazzare" i propri successi o di andare a caccia di riconoscimenti non dovuti, ma comunicare con chiarezza quello che è stato fatto e gli effetti ottenuti è un’attività che può essere preziosa anche per l’organizzazione nel suo complesso. I modi per farlo sono molti: si può chiedere un momento settimanale di confronto con il proprio responsabile, così come organizzare una piccola newsletter contenente le principali informazioni; se ci si trova a proprio agio si può anche scegliere la forma di un breve video, da inviare a tutte le persone interessate. Con qualunque di questi metodi l’importante è non esagerare: le informazioni devono essere date in modo sintetico. Costringere l’interlocutore a occupare una parte importante del proprio tempo per arrivare in fondo al proprio messaggio è il modo migliore per essere certi che non ascolti il prossimo.

Non esitare, non esagerare

Naturalmente la visibilità richiede un equilibrio non indifferente: sparire dietro lo schermo del proprio computer o inflazionare la propria presenza su quelli degli altri produce lo stesso effetto negativo. Allo stesso modo, non bisogna però cadere nel tranello di pensare che, solo perché sono a casa, i colleghi siano irraggiungibili o non abbiano bisogno di confronto e supporto. Per questo è importante prendersi il tempo per incontrarsi almeno settimanalmente con i propri collaboratori, per capire se sono in difficoltà e offrire sostegno. Piccoli gesti che “rubano” una parte esigua del proprio tempo lavorativo, ma che creano effetti positivi a lunga scadenza.

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