Come combattere la solitudine dello smart worker

  • 15/10/2020
  • 10:00
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Nonostante tutti gli aspetti positivi dello smart working, il 44% dei lavoratori intervistati si sente più isolato e prova la mancanza del senso di comunità con i colleghi.

È vero: alzarsi il mattino e non doversi imbarcare in un viaggio di due ore sui mezzi pubblici affollati è un modo per cominciare bene la giornata. Così come potersi cucinare qualcosa di salutare in pausa pranzo invece del solito panino al baretto. E se poi si arriva a sera avendo portato a termine gli obiettivi della giornata, avendo nel contempo fatto una lavatrice, è ancora più soddisfacente. Insomma, che lo smart working abbia una serie di risvolti positivi lo abbiamo ormai capito. Se serve per confermarlo arriva ora anche una ricerca americana realizzata da The Times e da Morning Consult, secondo la quale l’86% degli smart worker sono soddisfatti della loro situazione, si sentono meno stressati, più capaci di prendersi della pause e di trascorrere del tempo all’aria aperta. Il 33% del campione riesce anche a fare più esercizio fisico. Ma nonostante tutti questi aspetti positivi il 44% dei lavoratori intervistati si sente più isolato e prova la mancanza del senso di comunità con i colleghi.

Nostalgia dell'ufficio?

In questi lunghi mesi della pandemia è capitato a tutti: sentire la mancanza del primo caffè alla macchinetta, il rito per cominciare bene la giornata lavorativa. Oppure del momento comunitario del pranzo, occasione di gossip e chiacchiere leggere ma anche di confronto informale su molti temi. O ancora della possibilità di alzarsi dalla scrivania e andare a chiedere consiglio veloce al collega dell’ufficio di fianco. Sono “nostalgie” assolutamente normali, fisiologiche. Ma non è detto che qualcosa di simile non possa essere ricreato “virtualmente”.

Primo passo: capire cosa ci manca di più

Quali sono i piccoli riti dell’ufficio che ci mancano di più? Secondo gli esperti rispondere in modo franco e sincero a questa domanda può essere il miglior punto di partenza per provare ad attenuare la sensazione di solitudine. Perché nulla ci impedisce di chiedere al nostro compagno di scrivania di bere un caffè insieme, anche se a distanza, per cominciare bene la mattina. O di programmare un pranzo insieme ogni tanto. Allo stesso modo si possono mettere in programma dei momenti di confronto quotidiani o settimanali, se serve per lavorare meglio.

Attenzione a non eccedere

Se è vero che non bisogna essere timidi nell’esprimere i propri bisogni di contatto, è altrettanto vero che non bisogna essere più di tanto invasivi. Si può cominciare a sondare il campo con messaggi interlocutori, tipo “Mi manca il confronto con te”, “Mi piacerebbe parlarti di questo problema” e vedere che tipo di risposta arriva dalla controparte. Oppure proporre inizialmente piccoli momenti di contatto (come il caffè del mattino…) e poi eventualmente allargarsi a una routine più frequente. L’importante è farlo, perché in un momento come questo mantenere il rapporto sociale con i colleghi può aiutare molto a combattere quel senso di solitudine che è un effetto collaterale inevitabile dello smart working.